Prefazione
di Sergio Maria Francardo
Vorrei presentare questo libro come un’opportunità preziosa di lettura per comprendere come l’uso degli strumenti digitali
possa agire sulla salute interiore e corporea.
La nostra realtà umana è frutto di un sottile tessere di forze costruttive e
distruttive essenziali. Si pensi semplicemente alle ossa, dove abbiamo cellule (gli osteoblasti) che costruiscono,
responsabili cioè della formazione di matrice ossea, e altre cellule (gli osteoclasti) responsabili della disgregazione
di questa stessa matrice ossea. La salute dell’osso è frutto del costante interagire tra queste realtà polari: se lo stimolo
è troppo intenso abbiamo un ammalare per eccesso di sostanza (deformazioni ossee), al contrario se lo stimolo è carente si
ha squilibrio dovuto a insufficiente costruzione e l’osso si ammala perché si rarefà (osteoporosi).Ogni stimolo deve essere
adeguato all’età e alla possibilità di elaborazione e assimilazione interiore.
Il libro riserva un’ampia trattazione al fatto
che l’attività stessa del sistema nervoso può essere modificata dalla stimolazione ambientale; questa influisce sulle
nostre complesse attività interiori, in modo particolare durante l’infanzia. La condizione umana ci offre il dono di
poter essere attivi e creativi per tutta la vita. Un esempio che emerge dalle acute riflessioni del libro si rivolge
alle attività intimamente umane del ricordare e del dimenticare.
Proprio per la sua stessa natura il mondo digitale
interferisce profondamente con queste attività così importanti per la nostra condizione, portando a “esternalizzare
il ricordo” meccanizzando l’attività del dimenticare, dell’oblio. Memoria e oblio rappresentano per la nostra coscienza
superiore qualche cosa di analogo a quel che veglia e sonno rappresentano per il corpo e il sistema nervoso. Nell’Io
umano abbiamo un processo del ricordare e del dimenticare che semplicisticamente possiamo legare a veglia e sonno.Come
il sonno fa scomparire nel nulla le preoccupazioni e i tormenti del giorno, allo stesso modo possiamo dire, banalizzando
un poco, che l’oblio distende un velo sopra le brutte esperienze della vita, cancellando così una parte del passato.
Questo aspetto risulta ancora più evidente nella vita dei bambini.I grandi pedagoghi sostengono che le fiabe sono un
nutrimento per la vita psichica superiore del bambino. Possiamo dire che il bambino affronta l’esperienza del racconto
in modo totale e ritrova entro di sé, nella sua organizzazione interiore, le esperienze che fa nell’ascoltarle.
La stessa fiaba, però, narrata senza coinvolgere la vita interiore del bambino, diventa per lui “indigeribile”,
danneggiando profondamente, con immagini rigide e colte solo con gli occhi fisici, quel dimenticare fisiologico che
consente alla fiaba di raggiungere la sua interiorità profonda.
Quanti incubi dei bambini sono legati a esperienze
diurne che varcano indebitamente la soglia della notte.Responsabilità fondamentale degli educatori è anche quella
di saper contenere la bulimia esperienziale dei bambini, sia pur essa sana.L’oblio può venir contrastato anche da
un eccesso di zelo. E, come è necessario il sonno per il ricupero delle forze vitali esaurite, così è necessario che
l’uomo sopprima dalla memoria certi momenti del passato, in modo da poter affrontare nuove esperienze liberamente
e senza preconcetti. Precisamente dal dimenticare cresce nell’uomo il vigore per la percezione di cose nuove.
Ci sono studi scientifici che mostrano, al contrario di quello che si pensa, che il sonno agisce non per
rinforzare le sinapsi, cioè le giunzioni fra le cellule nervose, ma per indebolirle allo scopo di eliminare
ricordi inutili e dare vita e spazio interiore ad altre attività.Si pensi a esperienze come l’imparare a scrivere:
tutti i singoli passaggi che il bambino deve attraversare per imparare l’uso della penna, in seguito si dimenticano:
ciò che rimane è la capacità di scrivere.Come potrebbe l’uomo compiere l’azione di scrivere, se ogni volta che
volesse eseguirla deve far risorgere nella sua anima i ricordi di tutte le esperienze che ha attraversato per
imparare a scrivere? La diffusione ormai epidemica dei disturbi dell’apprendimento e del comportamento esprime
un legame con un’eccessiva invasione dell’attività di veglia nella vita dei bambini.
Il libro mostra chiaramente
questo aspetto: la tecnologia sposta la bilancia tra veglia e sonno. Si pensi solo all’infinita memoria meccanica
della rete.Aggiungo che l’accettazione acritica delle informazioni è alla base del conformismo e della forza delle
ideologie che si basano sul riconoscere solo ciò che è già conosciuto e che ci è affine. Pensate a come la
pubblicità non sia quasi mai basata sul dare informazioni relative al prodotto ma sul fornire immagini
che hanno il solo scopo di far memorizzare un marchio, così da portarci a sceglierlo perché già conosciuto.
Risulta così molto difficile sottrarsi al conformismo del gruppo a cui si appartiene.Il rischio di coltivare
il conformismo, avendo come insegnanti macchine tragicamente prive della capacità di dimenticare come gli
elaboratori, è enorme.
Al contrario l’uomo riconosciuto e amato, percependosi accolto e stimato, diventa
capace di “generarsi” da sé. Egli rivolge infatti quello stesso amore e la stima che riceve tanto a sé
stesso quanto all’altro e a ciò che la sua viva presenza gli porta incontro. La testimonianza dell’educatore
è avvertita allora come un dono e accolta come un compito svolto creativamente nel proprio orizzonte biografico.
L’educando diventa genitore di se stesso, del proprio vero antenato, che siamo noi stessi per ognuno di noi.
La macchina tragicamente non può né dimenticare né provare stima per noi allentando le basi per una sana
autoeducazione.
(Sergio Maria Francardo)
Prefazione di di Sergio Maria Francardo a Crescere nell’era digitale © Edilibri 2018